Cappella dei SS. Rocco e Sebastiano, in via Fazzi - Particolare della tela situata sull'altare

 

uperate ben presto nella società melpignanese le contrapposizioni per sostanziale esaurimento dei valori sociali e perdita dell'egemonia sulla parrocchia di s. Giorgio da parte della minoranza etnica di rito greco, dato il profondo senso religioso insito nelle comunità di tradizione greca, Melpignano vive con forte intensità e profonda partecipazione il processo di omologazione alla restante area latina. Fare la storia di tale processo significa per certi aspetti contribuire a ricostruire l'originale modo di essere nell'antico regime ed il fondamentale ruolo svolto dalla Chiesa nel tempo nell'ambito della società di Terra d'Otranto e di Melpignano in particolare. Cioè di un'epoca ormai lontana dal nostro modo di vivere ed intendere il fondamentale problema della vicenda umana e la sua destinazione finale, come il rapporto uomo-ambiente e società.

Le chiese e i conventi posti dentro e fuori le mura di ogni singola comunità, le chiese rurali e le cappelle sparse nelle campagne e nelle masserie, sono gli elementi più vistosi di quella vasta e complessa organizzazione sociale che trova appunto nel nucleo cittadino la sua espressione e naturale realizzazione. Importanti donazioni e la costituzione attraverso il tempo di consistenti benefici e legati, da parte di feudatari, nobili, ricchi commercianti o semplici fedeli, ognuno secondo la propria possibilità, sensibilità verso il prossimo, intendimenti politici ed economici, comunque tutti convinti dell'esigenza di partecipare direttamente alla maggior gloria di Dio e contribuire alla salvezza della propria anima, in favore delle gerarchie ecclesiastiche tanto secolari che regolari, rendono queste, apprezzabili realtà economiche e sociali, che alla lunga sono capaci di condizionare in ogni modo la società civile. Ciò vuol dire il trasferimento nelle mani appunto delle istituzioni ecclesiastiche della maggior parte della ricchezza prodotta nel territorio, pietrificata mirabilmente dai geniali architetti di Terra d'Otranto nelle tante innumerevoli chiese e complessi religiosi, dando vita all'intenso sviluppo di quel particolare fenomeno architettonico rappresentato dal <<barocco leccese>>, il cui splendore illumina ed abbellisce ogni singolo centro urbano ed ogni angolo del territorio della provincia di Terra d'Otranto.

Le diverse istituzioni cittadine tanto regolari quanto secolari, rappresentate rispettivamente dal convento di s. Maria del Carmine, dei padri Agostiniani, e dalla chiesa matrice di s. Giorgio e dai rispettivi benefici eretti negli altari di tutte le chiese esistenti nel territorio di Melpignano, continuamente vedono impinguato il proprio patrimonio da più o meno sostanziose donazioni elargite a vario titolo dai propri fedeli, o, per quanto riguarda il clero secolare, la costituzione del necessario patrimonio sacro per poter assicurare al futuro sacerdote l'accesso agli ordini ecclesiastici.

Le chiese sono sempre erette grazie alla pietà di benefattori, che trovano incentivo in tali donazioni spinti dalle ricorrenti crisi sociali ed economiche caratteristiche dell'antico regime, ma specie in concomitanza dei particolari momenti di crisi epidemiche, rappresentate da infezioni di peste ed epidemie diverse la cui virulenza è capace d'incidere profondamente nella società, data l'impossibilità di spiegarla e comprenderla nei tradizionali metodi sanitari. Consistenti donazioni vengono effettuate dai fedeli, sempre entusiasticamente devoti verso il nuovo Santo da innalzare al culto cittadino.

Alle antiche chiese e cappelle e quelle di s. Antonio, s. Rocco e Sebastiano, s. Maria Maddalena, erette nel corso del '500, si aggiungono ben presto delle altre. Per l'erezione della chiesa di santa Veneri così dichiara il 29 marzo 1572 Stefano Schazzia di Melpignano, chiamato a testimoniare innanzi alla Corte arcivescovile di Otranto nella causa già vista, a proposito dell'accertamento dei beni di diversi dei benefici di Melpignano:

saper esso testimonio che li anni passati et proprio in quello fo la guerra de Cappella dei ss. Rocco e Sebastiano (1760 c.a.), in via Fazzi, prospetto esterno.Civitella retrovandose alla compagnia per soldato cavallo legiero alli servitii de sua Maysta alla cumpagnia de lo Illustrissimo don Carlo Lofredo esso testimonio una insiemi con il quondam Giordano Mazzarella de ditto Melpignano et retrovandose lo detto quondam Giordano infermo in una terra detta ... vicino Campoli in Abruzzo lo detto quondam Giordano fe uno suo testamento nel quale secundo suo recordo lasso suo herede universale Favorito Mazzarella suo fratello et tra lli altri lassi lasso per l'anima sua che se edificasse per detto herede una cappella in una sua chesura detta alla yera de la Gallizza, dove già ... essa cappella, e, fabricata et in quella se depingesse l'immagine de santa Veneri lassando ad detta cappella una chesura nominata la ... [cutina] nel feodo de Corliano secundo suo recordo con questo che se havessero de celebrare in detta cappella tre messe la settimana per l'amina sua dicendo che detta chesura havesse de valere cento ducati et con questo testamento et volonta se ne morse.

La visita pastorale di mons. de Morra del 1607, trova eretti nella chiesa matrice di s. Giorgio gli altari rispettivamente dedicati al ss. Rosario, allo Spirito santo, alla Natività, al Crocefisso, alla Resurrezione, all’Annunciazione, a s. Giovanni Battista, all’Assunzione. Nel convento di s. Maria del Carmine, dei pp. Agostiniani, gli altari sono rispettivamente dedicati a s. Leonardo, Crocefisso, s. Nicolò da Tolentino, Vergine Immacolata, s. Eligio, s. Agostino. A questi si aggiungono tra il '600 ed il '700 le chiese e le cappelle di s. Rocco, s. Maria di Costantinopoli, Sposalizio della Vergine, s. Giovanni Battista, Madonna delle grazie, s. Gaetano, s. Michele arcangelo, s. Pietro d'Alcantara, arricchite dalla devozione popolare da diverse opere di culto. Così Giuseppe Fabrizio, con legato istituito sui propri beni immobili cura la costruzione della cappella dedicata allo <<Sponsalizio di Maria sempre Vergine sita e posta vicino all'habitato di Melpignano, nel vicinato detto la Spalluzza>>, cui si riserva il diritto di patronato, cioè la facoltà di eleggere il <<sacerdote, seu cappellano>> per la celebrazione delle messe, e nell’esercizio di tale diritto nomina il 24 maggio 1715 il sac. Giovanni Dimitri. Per il mantenimento del culto dispone con i legati effettuati il 18 marzo 1705 ed il 24 maggio 1715: <<Volendo provvedere alla salute dell'anima sua, e dell'anime del Purgatorio>>, assegna in aumento di dote alla detta cappella altre rendite per la <<celebrazione di messe, in ogni giorno di domenica in perpetuum, e per riparamento della chiesa predetta, accensione di lampade, ornamenti d'altare, et ogn'altro bisognarà>>. Ancora il suddetto sac. Giovanni Dimitri nel suo testamento del 17 aprile 1723

lascia per la salute dell'anima sua al reverendo Capitolo di Melpignano docati venti di capitale da fondarsi in annuo censo ... accio delli sacerdoti del reverendo Capitolo di dovessero celebrare ogn'anno in perpetuum nove messe alla chiesa di s. Maria Madalena, sita fuori l'habitato di questa terra, et incominciare la detta celebrazione quando comincia la novena di detta Santa.

Il dottor fisico Orazio Veris il 26 agosto 1709 costituisce sui propri beni un censo di ducati dieci, la cui rendita consegna nelle mani dell'arciprete Nicola Antonio Audilia, padre della congregazione di s. Maria Assunta, in soddisfacimento del suo obbligo

come gl'anni passati essendoli occorsa una grave infermità per la quale fu ridotto in extremis, ricuperò e rihebbe la salute da Dio benedetto per li meriti della ss. Assunzione di Maria, alla quale per mostrare qualche segno, et atto di gratitudine offerse in dono alla sua chiesa docati diece, acciò si dovessero fare miglioramenti

Cappella di Maria ss. Assunta, in piazza San Giorgio, contigua allla chiesa parrocchialeNon indifferenti sono le donazioni ed i legati istituiti da Rosa de Cicco, <<monica bizzoca della terra di Martina, da molti anni commorante in questa terra di Melpignano>>, tanto al clero capitolare quanto ai Padri del convento di s. Agostino. Il 7 novembre 1739 il clero capitolare di Melpignano soddisfa il suo legato di cinquanta ducati effettuato <<acciò s'impiegassero in annuo censo alla ragione del nove per cento e dell'annualità di quelli, che sono annui docati quattro e mezo si comprassero le cere necessarie da detto reverendo Capitolo per farsino le quarant'ore dentro la settimana Santa>>. Nel suo ultimo testamento, nel quale istituisce suo erede universale <<il venerabile monastero de Padri agostiniani di questa terra di Melpignano>>, dispone <<che secuta sua morte detto ... convento ut supra erede dovesse vendere senza verun assenso o beneplacito tutti i beni di detta sua eredita tanto stabili, quanto mobili>> per soddisfare i suoi diversi legati istituiti. In particolare, a parte i tanti legati per la celebrazione di messe in suffragio della propria anima e di quella dei propri defunti e dei tanti beni mobili e suppellettili varie esistenti nella propria abitazione da distribuire a tanti sacerdoti di Melpignano, istituisce un legato di ducati cento, dalla cui rendita i padri del suddetto convento

fussero tenuti celebrare ogn'anno in perpetuum una messa cantata solenne nel giorno di s. Michele arcangiolo, e ... fare anche la predica in onore di detto santo. Fussero parimente tenuti detti Padri fare o farne fare una predica nella chiesa matrice di questa terra nel giorno dell'Immacolata concezione di Maria, e che fussero detti Padri tenuti in ogni anno in perpetuum darne la cera necessaria per farsi la novena in detto altare dell'Immacolata sistente in detta madrice chiesa per nove giorni prima della sua festa ... Item dichiara ... aver fatto fra gli altri capitali docati cinquanta, vuole che dalla rendita di detto capitale che sono annui docati quattro e mezo, in ogni tre anni son docati tredici e mezo, vuole essa testatrice nella fine di detti tre anni venissero i padri Missionari a predicare la parola di Dio, e che si oblica a contribuire à medesimi docati dodici e mezo e carlini diece a chi ha la cura di servirli per tutto il tempo della missione, essendo stata accettata tal sua pia disposizione da reverendi padri Missionari della Congregazione di Lequile.

Particolare devozione si porta alla cappella di s. Maria Maddalena, venerata come secondo protettore tutelare dopo s. Giorgio. Il cappellano rev. Domenico Antonio Plenteda, il 27 maggio 1750 in qualità di <<procuratore>> di detta cappella, insieme al notaio Domenico Zullino si conferisce <<in una chiusura seminatoria e con alberi di olive e fiche ... confinante con la detta cappella da levante, li beni del reverendo Capitolo di Gallipoli da ponente, via vicinale da scirocco>> di s. Maddalena, su cui nel corso dell'800 verrà realizzato il cimitero, per prenderne possesso. Il terreno era stato donato dai fratelli Villani <<acciò dalle rendite date in ogn'anno da detta possessione, si dovessero applicare in risarcimenti, ed in altro, che bisognarà per detta cappella, e quante volte non vi sarà bisogno di risarcimenti e di utensili applicarsino dette rendite per sollennizzarsi in ogn'anno nel suo giorno la festa>>. Ancora il suddetto cappellano costituisce un legato di dieci ducati <<acciò delli carlini otto ogn'anno questo reverendo Capitolo facesse accomodare l'organo>> esistente in detta cappella.

L'arcidiacono Francesco Veris istituisce <<un legato pio laicale perpetuo>> per la celebrazione di messe, riservando il servizio ad un proprio familiare,

come avendo a sue proprie spese eretta e fabricata una cappella sotto il titolo di s. Rocco dentro lo abitato di Melpignano nel vicinato detto li Foggiani, a dirimpetto con le sue case, dove al presente abita e fattone il quadro nuovo grande in tela, con l'effigie di s. Rocco, nello quale quadro ancora vi stanno effiggiati s. Sebastiano, s. Michele arcangiolo, e s. Andrea d'Avellino.

Lo stesso fanno nella propria cappella, su cui godono il diritto di patronato il reverendo Giovanni ed il dottor fisico Andrea Pellegrino, fratelli, <<avendo il quondam Giorgio Pellegrino loro padre eretta e fabricata gli anni passati a’ sue spese una cappella sotto il titolo della beatissima Vergine di Costantinopoli, sita dentro l'abitato di detta terra, attaccata colle di loro case dove al presente abitano>>. Ancora per <<far sollennizzare in ogn'anno in perpetuum la festività del ss. Corpo di Cristo>> l'arciprete Giuseppe Spiri impone al proprio erede Giovanni Battista Bacco ed agli amministratori dell'Università, <<sindaco e primo eletto pro tempore>>, il soddisfacimento dei relativi legati.

Considerando lo stato della natura humana essere caduco, e frale, e che nissuna cosa è più certa della morte et incerta l'hora di quella, dubitando di non partire da questa vita ab intestato ... raccomandando prima l'anima mia all'onnipotente Iddio, alla beatissima sempre Vergine Maria, all'Angiolo mio custode, et a tutti li Santi miei divoti, et in particolare al glorioso patriarca s. Giuseppe, s. Giorgio martire miei protettori ... ,

è questo il momento finale di ogni uomo che acquista particolare rilevanza nella religiosissima società del tempo, quando i suoi occhi sono ormai rivolti all'aldilà e di questo mondo resta solo il desiderio di essere ricordato sugli altari, garantendosi una sorta d'immortalità per i vivi e preghiere per la salvezza della propria anima. Affida ad un notaio i suoi ultimi desideri, non si può morire senza lasciare un testamento a cui affidare le proprie volontà, è consuetudine radicata nel Regno che il Vescovo subentri agli eredi legittimi per devolvere a scopi pii una quota parte dei beni mobili di coloro che fossero morti intestati.Cappella di s. Maria Maddalena, sita nei pressi del cimitero, interno. A questo punto la personale convinzione dell'aldilà e le differenti ricchezze individuali, entrano nel gioco del sistema religioso, contribuendo a portare enormi ricchezze sotto varie motivazioni alle strutture ecclesiastiche esistenti. A parte i miserabili a cui per pietà cristiana è garantita gratis la sepoltura, i più poveri hanno risparmiato nella vita qualcosa per pagarsi un semplice funerale e qualche messa dopo la morte, i più fortunati invece possono tranquillamente dare disposizioni ai propri eredi testamentari di far celebrare per la salute della propria anima tante messe, sia ordinarie che privilegiate. Una volta abbandonati gli antichi cimiteri situati vicino alle chiesette sparse nel territorio di Melpignano, i devoti cittadini melpignanesi dispongono in quale chiesa, quella matrice o in quella del convento di s. Agostino, dovrà essere seppellito il proprio corpo. Ma chi può permetterselo, per evitare che le proprie ossa si confondano con quelle degli altri nelle sepolture comuni situate nelle diverse parti del pavimento delle suddette chiese, acquista per sé e per la propria famiglia una delle tante cappelle dotate di sepoltura situate nelle dette chiese.

Precise disposizioni vengono lasciate agli eredi per la celebrazione del proprio funerale e delle messe da celebrarsi in suffragio della propria anima. Momento, quello del trapasso nell'aldilà, sentito come essenziale, in cui viene dato particolare risalto alle ore precedenti l'alba del nuovo giorno per la celebrazione di tante possibili messe, nella convinzione che l'anima del defunto vaghi ancora in questo mondo ed abbia un assoluto bisogno di messe celebrate in suffragio della propria anima per presentarsi degnamente innanzi al giudizio di Dio.

Le ultime disposizioni testamentarie, che contengono le richieste di celebrazione di messe per l'anima e che gravano sui beni lasciati in eredità, molto spesso si tramutano in una vera iattura ed un peso non facilmente sopportabile dagli eredi. Così Domenica Iannizzaro, elegendo quale suo erede il Capitolo parrocchiale e lasciando a questo le sue case situate vicino il castello baronale, dispone che <<il detto reverendo Capitolo suo herede, debba farli le pompe funerali, conforme la sua qualità, con farli sonare con la campana grande, che per tal'effetto, vuole, che se li comprassero quattro torcie à libra, e tutte le candele necessarie per il clero>>. Al proprio marito Giuseppe Pasca, la suddetta Domenica promette di far consegnare, <<seguita sua morte>>, soltanto i suoi effetti personali costituiti da <<un vestito di belluccio moscato, due camisce, un paro di stivali, una zappa, et una mannaia>>, <<tutti li suoi beni mobili, et regimenti delle sue case ... s'havessero da vendere ad estinto de candela ... e dal prezzo di detti beni vendendoli s'havessero da pagare le cere, e pompe funerali>>. Ancora il 20 gennaio 1716 il clero capitolare accetta un legato di 342 ducati effettuato da Gennaro Castriota, <<dei marchesi di Botrugno>>, per la celebrazione annua da parte del reverendo Domenico de Santis, di duecentosei messe privilegiate <<per la salute dell'anima sua e de suoi maggiori alla ragione di grana quindici la messa>>. Il colonnello Ferdinando Acquaviva d'Aragona, ormai <<infermo giacente in letto con aggiacco di podagra, sano però per la grazia di Dio di mente, vista, udito, intelletto, nella retta sua loquela e perfetta lingua a poter parlare>>, dispone che la propria erede, Chiara Giuseppa Caicco di Napoli, <<dovesse vendere le due schioppette, e due pistole, che tiene in casa, la spada d'argento, ed uno dei due bastoni, che parimente tiene in casa con la manica d'argento, e dal ritratto di questi dovesse far celebrare tante messe in suffraggio dell'anima sua e della quondam ... Caterina Fedele sua madre>>. Ancora Giovanni Luigi Mastore, abitante in Lecce, donando la sua casa con l'annessa bottega, sita nella pubblica piazza di Melpignano, all'Arciprete pro-tempore della parrocchia di s. Giorgio, <<vuole che succedendo il caso di morire in Melpignano sua patria il suo cadavero si dovesse sepelire dentro la chiesa matrice di detta terra di Melpignano alla povera vita, con l'abito di San Francesco>>.

La domanda di funzioni religiose e la minaccia di impiegare il relativo patrimonio familiare, diventa molto spesso un modo per risolvere i conflitti familiari interni. Donato Giannuzzi nel suo testamento del 4 marzo 1761 istituisce quale erede la propria moglie Rosa Stefanelli, alla quale, per ottenere la celebrazione di messe,

ordina e comanda, che secuta sua morte ... dovesse vendere le vittovaglie riposte nella foggia, e dal ritratto di esse sborzare a’ questo reverendo Capitolo di Melpignano ducati quaranta, le quali dice aver lugrato con sue fatiche ed industrie dopo, che se ne uscì dalla casa dei suoi genitori, ed ammogliatosi con detta Rosa, senza che da detti suoi padre e madre minima parte e porzione avesse avuta de’ beni paterni e materni.

Naturalmente la chiesa parrocchiale e le diverse cappelle sparse nel centro abitato non sono soltanto i luoghi destinati alla celebrazione di messe o alla solennizzazione periodica del culto dei santi a cui i fedeli sono devoti, ma costituiscono comunque queste occasioni eccezionali momenti di aggregazione sociale. In esse infatti trovano espressione e consistenza le attività e l'impegno svolti dalle diverse confraternite religiose di Maria ss. Del Rosario, del ss. Sacramento, di s. Maria Maddalena.

Ognuna di queste s'impegna a promuovere tra i cittadini la devozione religiosa ed assicura ai confratelli degne funzioni religiose in caso di morte, svolgendo nell'ambito della società melpignanese alcuni compiti specifici. Ciò a completamento delle diverse strutture assistenziali e religiose, costituite dai legati, creati in prosieguo di tempo dai cittadini di Melpignano per il soddisfacimento dei vari bisogni esistenziali e spirituali necessari ad assicurare, anche ai cittadini meno fortunati, una degna esistenza. Quest'ultimi infatti riescono sempre a trovare aiuto e solidarietà nei loro compaesani, e quando la sensibilità del benefattore è particolarmente rivolta verso tali problematiche sociali, vengono effettuati in tal senso dei lasciti specifici. Il sacerdote Donato Bracco per esempio nel suo testamento, oltre a fondare un censo di ducati 200 in favore del Capitolo per la celebrazione di messe in suffragio della propria anima, non dimentica i poveri disponendo che il suo erede testamentario

fondi un capitale di docati venti ... acciò dall'annua rendita, si facesse, quolibet anno in perpetuum dal reverendo Arciprete presente e protempore della matrice chiesa di questa terra di Melpignano tanta carità a’ Poveri della medesima terra, o pure ... dare per carità a due orfane, cioè: docati diece per ciascuna, pro una vice tantum, nel tempo del di lor maritaggio, e così ricuperarli l'onore.

Il medico chirurgo Leonardo Antonio de Mattei lascia consistenti legati in favore del Capitolo di Melpignano e dei padri Cappuccini di Corigliano per la celebrazione di messe in suffragio della propria anima, ma ancora oltre a lasciare al prioprio erede il compito <<che in ogni triennium in perpetuum dovesse portare una compagnia di padri Missionari che meglio li potrà riuscire per far le missioni per il vantaggio spirituale dell'anime>>, cerca di far fondare, ma inutilmente dalle sue rendite un pio Monte delle orfane, i cui parrochi di Melpignano in qualità di amministratori

dovessero in ogni triennio aver cura di maritare una, o più orfane assegnando a cadauna la somma di ducati venti, e questi consegnarsi nell'atto della stipola de’ loro capitoli matrimoniali da tirarsino a sorte in pubblico o dentro la Chiesa matrice, o dentro la venerabile Congregazione di questa terra fatte prima le cartelle da detti miei esecutori con nomi e cognomi di ciascheduna orfana concorente di questa terra.

Ancora l'arciprete Giuseppe Spiri nel suo testamento del 24 novembre 1785 oltre a vari legati per messe in suffragio della propria anima e quelli rivolti a <<far sollennizzare in ogn'anno in perpetuum la Festività del SS. Corpo di Cristo, ... somministrar ... tutta quella cera, che sarà necessaria per farsi la solita esposizione serotina del SS. Sacramento in questa Parrocchial Chiesa>>, comanda ancora al proprio erede Giovanni Battista Bacco ed agli amministratori dell'Università, sindaco e primo eletto pro-tempore, che dalle proprie rendite

si dovesse applicare in tanti maritaggi, à ragione di docati venti l'uno, da dispensarsi alle povere figliole orfane di questa medesima terra, cioè prive o di padre, o di madre, e maggiormente se son prive di entrambi li genitori, quali figliole o zitelle orfane si debbano eliggere così dal detto suo erede e successori in perpetuum, come dai sopradetti magnifici Sindico e primo eletto di questa Università.

I suddetti legati e quelli costituiti dall’arcidiacono Nicola Veris, con testamento del 14 dicembre 1749 per notar Domenico Zullino, dall’arciprete Nicola Oronzo Antonio Audilia, il primo ottobre 1731, per atti dello stesso notaio, il legato dell’Arciprete Giuseppe Spiri costituito con atto del 24 novembre 1785 e quelli raccolti intorno al beneficio ecclesiastico di s. Maria Maddalena, avrebbero costituito, con le riforme del XIX sec., le rendite per l’istituzione delle omonime opere pie destinate all’assistenza dei cittadini poveri e bisognosi.

Ancora, data la forte domanda di funzioni religiose ed anche per poter assicurare un avvenire ai giovani clerici desiderosi di ascendere agli ordini religiosi, altri modi per poter ricevere le richieste funzioni sono le istituzioni di benefici e legati pii in favore di cappelle ed altari esistenti nel territorio comunale. Ai suddetti benefici e legati, bisogna aggiungere che tutti i chierici desiderosi di ascendere agli ordini sacri, vengono poi effettivamente ordinati solo se provvisti del necessario patrimonio sacro donato dalle proprie rispettive famiglie. Da rilevare che i beni, di qualsiasi natura posseduti, grazie ai cospicui privilegi goduti dal clero, sono esenti da qualsivoglia contribuzione fiscale. Così ogni famiglia di Melpignano quando è possibile, fiduciosa del rispetto goduto nel proprio ambito sociale, si prodiga in ogni modo, anche spogliandosi di una parte consistente del proprio patrimonio familiare, pur di donare al proprio figlio clerico i beni necessari per la costituzione del necessario patrimonio sacro, mossa:

dal grande amore, che di continuo ha portato ed al presente porta verso detto ... [clerico], per li buoni costumi, e qualità di quello, ed acciò il medesimo possa più comodamente vivere, attendere alli studi delle umane lettere, ascendere alla prima clerical tonsura, per cui attrovasi facendo il solito noviziato, come ancora agli ordini sacri, e successivamente al sacro Presbiterato, e per molte altre ragioni, e cause.

Una volta ordinato, il sacerdote sarà senz'altro occupato ad ottemperare agli obblighi di qualcuno degli innumerevoli lasciti, benefici, cappellanie e legati ad animas istituiti presso i diversi altari delle chiese e cappelle esistenti nel territorio di Melpignano. Nella società meridionale infatti, oltre al sistema delle chiese parrocchiali quasi sempre ricettizie del clero locale, che rappresentano fino alla metà del sec. XIX l'elemento più dinamico d'integrazione sociale e comunitaria, il beneficio ecclesiastico, è la vera cellula di base delle istituzioni ecclesiastiche secolari a livello locale, al quale più o meno sostanziose rendite sono intestate, suscettibili di ulteriori aggregazioni grazie a lasciti e legati di varia natura e destinazione secondo la volontà dei successivi testatori. Si fonda un legato o <<un semplice, et ecclesiastico Beneficio de jus patronato>> del rispettivo fondatore, nel quale lo stesso poi nomina e presenta per rettore e beneficiato un sacerdote di propria fiducia. Per dote del legato o del beneficio si assegnano beni immobili di qualsiasi natura come la rendita assicurata da capitali censi, con il peso ed obbligo per il detto sacerdote beneficiato di celebrare o far celebrare per l'anima del detto fondatore tante messe quanto consente la rendita intestata al legato o beneficio fondato. Infine particolare attenzione viene riservata negli atti d'istituzione dei benefici e dei legati allo jus presentandi. Si stabilisce infatti che sia ad elezione e volontà dei propri eredi e successori di eleggere e presentare per rettore e beneficiato il sacerdote o clerico di proprio gradimento, oppure si riserva tale diritto per presentare al detto beneficio i figli clerici della propria famiglia o dei propri discendenti, in mancanza dei quali soltanto si stabilisce di far succedere il clero capitolare. Riservando tale facoltà alla famiglia fondatrice del beneficio, s'impedisce che il diritto di presentazione e di nomina sia di competenza dell'Ordinario diocesano. È questo un modo per garantire un successore ecclesiastico estratto dall'ambito familiare al detto legato o beneficio laicale, da cui come fondamentale conseguenza scaturisce l'importante aspetto del controllo del patrimonio legato al beneficio, per sua natura non assoggettato ad alcuna imposizione fiscale. Dalle suddette considerazioni, l'analisi del sistema beneficiale induce ad una desacralizzazione della Chiesa locale nell'età moderna, mettendone in risalto la struttura economico-giuridica simile e complementare a quella della società civile, scoprendone quindi il carattere sostanzialmente <<laico>> .

Tra lo scorcio del '500 e gli inizi del '600, superati ben presto i problemi connessi con la pratica del rito bizantino da parte della popolazione di Melpignano, si viene a creare nella locale struttura parrocchiale una situazione apparentemente paradossale, ma che in realtà rispecchia l'evoluzione o l'involuzione che sta attraversando gran parte della struttura secolare delle diocesi del Mezzogiorno rappresentata dal proliferare incontrollato, soffocante, della rete beneficiaria e dei legati pii.

Cappella di s. Michele Arcangelo (1741), in via Pellegrino, interno.Ma è a partire dagli anni 1628-1630 che tali istituzioni subiscono un’accelerazione che dovrà concentrare nel ‘600 e ‘700, specie in Terra d’Otranto, un’enorme massa di beni mobili ed immobili nella cosiddetta manomorta ecclesiastica, sotto la spinta concomitante di diversi gravi fattori. Innanzitutto i risultati della Controriforma ed il consolidamento delle strutture ecclesiastiche, con tutto ciò che implica sul piano comportamentale e delle manifestazioni religiose pubbliche. Ancora la profonda crisi economica e sociale del regno di Napoli causata dal malgoverno spagnolo, associata all’assoluta paralisi commerciale e mancata vendita dell’olio prodotto, che alla lunga emargina completamente Terra d’Otranto dal circuito nazionale ed internazionale, come i continui esborsi di denaro imposti dal Viceregno spagnolo a carico delle Università. Infine, condizione unica per Terra d’Otranto, la sua popolazione riesce a scampare per tutto il periodo in considerazione alle disastrose epidemie di peste, specie quella del 1656 che scompagina l'intero regno di Napoli, ma che spinge nel parossismo collettivo la società di Terra d’Otranto e leccese in particolare ad un irrefrenabile bisogno di sacro e di Santi.

Enormi sono i costi morali e materiali sostenuti dalla società nella lunga crisi che travaglierà Terra d’Otranto, come il resto del regno di Napoli d’altronde, tra i restanti decenni del ‘600 e i primi decenni del ‘700. In quegli anni, soprattutto il 1656-’57, i notai non possono fare a meno di registrare nei loro atti di compravendita il consistente trapasso dei patrimoni familiari e beni dotali, i cui principali acquirenti diventano gli ecclesiastici secolari. I beni sono venduti da mogli e madri <<per non vedere il padre carcerato stante il tempo calamitoso, et pernicioso dubitando non moresse di fame dentro di dette carceri>>, con il cui ricavato poter pagare i debiti contratti dai rispettivi capifamiglia negli anni precedenti per il sostentamento del proprio nucleo familiare, e per la cui mancata soddisfazione si trovano incarcerati nelle diverse prigioni della Provincia. Non migliori sono le condizioni finanziarie in cui versano le Università di Terra d’Otranto, le cui casse sono completamente svuotate oltre che dalle imposizioni generali del Regno, dalle spese necessarie al mantenimento di tutta l’organizzazione difensiva per prevenire le scorrerie piratesche dei Turchi e dall’organizzazione del cordone sanitario per prevenire le probabili infezioni di peste, che periodicamente minacciano la popolazione.

Di fronte all’incertezza della vita dovuta ai suddetti fattori, il clero, depositario di apprezzabili ricchezze, in questo tempo di crisi assurge ad unico protagonista della società e di conseguenza a modello di classe sociale, incentivando così uno strano spirito di emulazione con la massiccia costituzione di patrimoni sacri e di legati pii, destinati ad altrettanti nuovi adepti desiderosi di intraprendere la più sicura <<professione>> ecclesiastica.

Gli innumerevoli benefici e legati esistenti in tutti gli altari delle chiese e cappelle di Melpignano, non sono più sufficienti a garantire ai nuovi clerici la necessaria investitura del beneficio. In questa situazione spesso e volentieri si erigono benefici nelle cappelle esistenti o si costruiscono delle nuove, sparse nelle diverse masserie del suo territorio. Con la costituzione del necessario patrimonio sacro in favore del clerico desideroso di ascendere ai successivi ordini religiosi, precise disposizioni vengono poste a salvaguardia del patrimonio familiare destinato a tale scopo.

Cappella dell'Annunciazione della Vergine, in via vecchia per Maglie.L'enorme concentrazione di beni nelle mani delle strutture ecclesiastiche pericolosamente nascondono alla base di tale fenomeno, potenti interessi economici e sociali, che alla lunga avrebbero causato seri problemi alla stessa realtà sociale da cui era stato generato. Ben consapevole dei pericoli insiti in tale stato di cose è mons. Andrea Perbenedetto, vescovo di Venosa, inviato dal papa Urbano VIII nel 1627 quale visitatore apostolico nella vicina diocesi di Lecce, le cui risultanze si fanno valere anche per la diocesi di Otranto, certamente constatando la poca inclinazione del clero cittadino a vestire l'abito talare più per necessità che per inclinazione a condurre una vita dedita al sevizio dell'altare. I sui decreti, destinati a limitare le ordinazioni sacerdotali non sostenute da autentica vocazione come a correggere i costumi non certo consoni allo spirito religioso, non presi affatto in considerazione, in realtà anticipano il profondo malessere e gli inevitabili laceramenti in seno alla società melpignanese come d'altronde in ogni comunità della provincia di Terra d'Otranto. Detto malessere che si riproporrà agli inizi del '700, quando la rinnovata coscienza dei diritti cittadini per la difesa delle istituzioni comunali, renderanno non più sopportabili le larghe esenzioni fiscali ed i privilegi goduti dal clero e dai feudatari, lanciati invece questi ultimi d'altro canto ad usurpare ancora una volta le residue libertà cittadine. Nel rinnovato spirito dei tempi i decreti della regia Camera della Sommaria in favore delle Università del Regno, ed i relativi ordini impongono ai religiosi in minoribus che siano obbligati a pagare le rispettive tasse catastali fino a che non siano promossi agli ordini sacri.

La contrapposizione dell'Università di Lecce, ad esemplificazione dell'insostenibile situazione vissuta dalle Università del Regno, sostenuta nel conflitto giurisdizionale dalle autorità civili del Regno, contro il vescovo Fabrizio Pignatelli, per la difesa dei privilegi goduti da parte delle gerarchie ecclesiastiche leccesi, provoca nel 1711 la fulminazione del suo interdetto contro la città e la diocesi. Fatto sconcertante non soltanto per la religiosissima città di Lecce ma per l'intera provincia di Terra d'Otranto. L'avvocato Saverio de Blasi di Melpignano, presente in Lecce al momento dei detti fatti, per poter dare un poco di tranquillità alla propria anima sentendo ormai la morte vicina, in presenza di diversi sacerdoti di Melpignano in qualità di testimoni

con giuramento asserisce, e dichiara, come esso ... costituto, trovandosi attualmente con cedoloni di scomunica lata quattr'anni sono da mons. vescovo di Lecce don Fabrizio Pignatelli per l'affari della predetta città per causa della gabella della farina, et altro preteso dalli magnifici signori Amministratori della medesima, pertanto trovandosi detto don Saverio gravemente infermo in letto, e desiderando munirsi, come fedel christiano per viatico delli Sacramenti della Santa Chiesa, hoggi medesimo giorno spontaneamente avanti di noi volendo soddisfare l'interessi di chi spetta nella conformità sarà determinato dalla Sacra congregazione promette, e s'obbliga di rifare, risarcire, et emendare tutti, e qualsisiano danni, spese, et interessi, che saranno dovuti per giustitia e conforme sarà determinato e decretato dalla Corte Romana, promettendo similmente di non voler mai più incorrere a tali scomuniche, e perciò obliga se stesso, suoi heredi, e tutti suoi beni presenti, e futuri, sotto pena d'oncie venticinque d'oro.

È impressionante, nel periodo cruciale della prima metà del '700 caratterizzato da una profonda depressione economica e sociale nel regno di Napoli, il trasferimento di beni e di interessi economici che finiscono per ruotare intorno alle strutture ecclesiastiche. Il Capitolo parrocchiale di Melpignano, al momento della visita pastorale del 1755 di mons. Nicolò Caracciolo, conta 33 sacerdoti, un diacono e 10 clerici, su una popolazione di 1337 <<anime>> contate nel 1717. In questo periodo la massiccia costituzione di patrimoni sacri con lo scopo di tutelare il patrimonio familiare, in attesa di accedere alle sacre ordinazioni, testimonia come tale situazione paradossale ha raggiunto ormai livelli da autentico parossismo collettivo. L'Osanna, colonna eretta in ricordo delle missioni effettuate in Melpignano dai padri Missionari.A questa situazione è da aggiungere la straordinaria capacità di tutte le strutture ecclesiastiche di poter disporre di denaro contante pronto da concedere in prestito alla bisognosa società civile sull'orlo ormai del collasso sociale. Denaro costituito sia dalle sempre consitenti richieste di celebrazione di messe, mediante l'istituzioni di legati e donazioni in favore del Capitolo come abbiamo già visto, sia dal recupero di crediti dovuti da debitori non più in grado di soddisfare gli impegni assunti i cui beni vengono venduti all'asta nella piazza principale del paese. Così di fronte alla crisi economica generale il clero capitolare di Melpignano, a parte i tanti capitali concessi a censo, riesce con facilità a concederne altri di un certo impegno. Il 13 maggio 1741, Francesco Vernaleone, barone di Miggiano, impone sui propri beni un annuo censo per la concessione di un capitale di ducati 501. Il 4 giugno 1751 riesce a concedere un prestito di ducati 100 a Giacomo Gualtieri, barone di Castrignano dei Greci, mediante pagamento di un censo alla ragione del nove per cento. Ancora il 13 giugno lo stesso barone riceve altri ducati 200 dalla Confraternita dell'Assunzione di beata Maria vergine, e il 29 agosto ancora il detto barone è costretto a istituire un altro censo per altri ducati 300 di capitale.

Precise disposizioni vengono emanate in occasione della formazione del catasto onciario cittadino, in base ai controversi accordi concordatari del 1741 per perseguire attraverso un’efficace selezione, una riduzione del numero, considerato eccessivo, di coloro i quali aspirano al sacerdozio, e ciò, senza più sperare nell’immunità fiscale, nell’intenzione di salvaguardare i patrimoni familiari e far accedere al sacerdozio solamente chi avesse disponibilità economiche chiaramente e ufficialmente accertate. Si riesce ad adottare il suddetto sistema tributario dalle rispettive Università, pur tra i gravi ritardi, cause e ricorsi operati in ogni modo dalle classi feudali e religiose, danneggiate dalla perdita dei privilegi goduti.

Icona sacra sparsa nella campagna melpignanese.La decisa volontà del governo napoletano, frutto del rinnovato spirito giurisdizionale anticuriale, porta nella seconda metà del settecento a ridimensionare il ruolo socio-politico-economico delle gerarchie ecclesiastiche nel Regno. Oltre ad intervenire direttamente nelle varie questioni giurisdizionali attraverso l’opera della Curia del Cappellano maggiore ed un’adeguata legislazione in merito per limitare i beni concentrati nella manomorta ecclesiastica, si emanano nel 1767, leggi rivolte all’espulsione dei Gesuiti dal Regno ed al relativo incameramento dei beni patrimoniali.

Per arginare finalmente la piaga dei legati effettuati per la celebrazione di messe in favore dei testatori, disposizioni che significavano di fatto il trasferimento di consistenti proprietà dal patrimonio familiare nelle mani delle strutture ecclesiastiche e il conseguente impoverimento degli eredi, i notai cominciano ad annotare in margine ai testamenti che prevedono donazioni in favore degli enti ecclesiastici:

come per real dispaccio del 9 settembre 1769 stà ordinato che i luoghi Pii ecclesiastici non possono far nuovi acquisti, e perciò tutte le istituzioni, donazioni, contratti di vendita, o per altri atti tra vivi, o per ultime volontà a loro favore, di cui non ne siano ancora purificate le condizioni, e non ne stiano di già i Luoghi Pii in possesso non contraddetto, s'abbiano per non fatte, e restino i beni a disposizione dell'ultimo possessore secolare, gravato di restituire a Luoghi Pii predetti.