Note

A S L, Archivi notarili, notaio Domenico Zullino, 58/2, atto del 2 ottobre 1737, cc. 240v-245r. <<Inoltre dichiara, come essendo stata fatta a’ sue proprie spese una sfera, o sia ostensorio portato da Napoli tutto d'argento per decoro di questa sua chiesa sua sposa, la spesa della quale importò più di docati 52, e non avendo ritrovato l'occasione di smaltire il materiale della sfera vecchia, vuole, che si dovesse vendere dall'Arciprete suo successore, ed il ritratto di essa dovesse impiegare in quell'ornamento, che li sembrerà più doveroso nell'altare maggiore, come anche avendo fatto venire da Napoli una piccola pisside d'argento a’ sue proprie spese per comunicar l'infermi, a’ tenore di quanto si era ordinato da monsignor illustrissimo Arcivescovo nella Santa Visita a diverse chiese, ma come che ab immemorabili si ritrova questa nostra chiesa in possesso di tener sempre elevata la spera col Sacramento a’ fine usando la Pisside antica per lo viatico all'infermi rimanesse ivi il Signore, perciò vuole che detto suo successore unitamente vendesse detta Pisside piccola ancor non benedetta ed applicasse il ritratto di essa, con quel della vendita della spera per ornamento di detto altare maggiore>>. Disposizioni lascia ancora ai suoi successori in merito all'uso del <<suo calice>>, lasciato <<alla chiesa di Santa Maria Maddalena>>.

Per la sua biblioteca <<vuole, che i suoi libri lasciati nel suo testamento alla venerabile Congregazione sotto il titolo di Maria vergine Assunta, ed al reverendo Capitolo, acciò potessero i sacerdoti addottrinarsi, quali libri doppo il suo testamento ha ben chiusi in un stipo con due chiavi per non disperdersi qualche d'uno, lascia però un capitale di ducati 15 alla ragione del 9 in perpetuum a quel sacerdote, che sarà destinato dalli reverendi Arcipreti pro tempore per custodire detti libri, affine abbia la cura di spesso spolverizzarli, ed imprestandosi qualche d'uno a’ cittadini, dovesse ricever il viglietto non più che due mesi da ritenerlo, ed affissi nella parte interiore dello stipo a cautela il detto viglietto, lasciando le cure al reverendo Arciprete e prefetto di riponer detto stipo de libri in luogo più opportuno per non patire umidità, o rosione da vermi, e de topi>>, ibidem.